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É un luogo che gli uccellini sorvolano impauriti – Testimonianza

É un luogo che gli uccellini sorvolano impauriti – Testimonianza

Nelle tante domande ricevute dai ragazzi durante l’incontro tenuto presso il liceo scientifico “Leonardo” di Brescia, la richiesta di ogni singolo ragazzo era indirizzata a sapere come si vive in carcere, cos’è il carcere e quali sono le conseguenze a livello personale che il carcere può lasciare; le risposte sono state varie anche se tutte sapevano di sofferenza.

Sì, perché il carcere per me è sofferenza, è solitudine, è un completo isolamento dal mondo esterno e una lacerante lontananza da famigliari e persone care. Il carcere è un foglio sporco d’inchiostro strappato a metà, è un luogo dove cerchi fiori sul cemento e un po’ di verde su cui camminare, è un luogo privo di colori, dove cerchi risposte senza porgere domande, dove cerchi sorrisi tra un mare di lacrime annegando nella comune sofferenza, il carcere è un luogo che gli uccellini sorvolano impauriti, è una battaglia persa per tutti, è un luogo buio e dimenticato, dove timidamente solo il sole, filtrando tra le sbarre, sembra avere il coraggio di entrare, il carcere è un luogo dove esistono abbracci e dove le lancette sembrano fermarsi, dove i capelli si sporcano di bianco, il carcere è sofferenza.

Poi esistono loro, persone che ti offrono un sorriso gratuito, che ti accolgono, ti ascoltano, persone che quotidianamente attraversano i cancelli portando con sé una carezza e un po’ di speranza. I volontari per noi detenuti sono colori e grandi prati fioriti, sono attimi di un po’ di speranza. I volontari sono il domani.

Aver avuto la possibilità di condividere un’esperienza al loro fianco, con l’obbiettivo di offrire un consiglio, è stato per me motivo di grande orgoglio, poter raccontarmi e raccontare cosa rappresenta il carcere a ragazzi che stanno lasciando un’impronta sul sentiero che li condurrà verso un domani difficile e pieno di responsabilità, quasi come fossi una amico piuttosto che un fratello maggiore, è stato per me un ulteriore passo verso l’allontanamento da un passato che, da tempo, non sento più mio.

Grazie a tutte le persone che hanno dato la possibilità di esserci, perché è stata un’esperienza da cui esco decisamente arricchito, nella completa consapevolezza che, aprendo le porte delle prigioni che uno si porta dentro, tendendo una mano o semplicemente offrendo un piccolo aiuto, si aiuta in primis se stessi, rendendo il carcere un luogo di riflessione prima e di un domani sicuramente migliore, poi.

R.F.

Suor Mirella Roda, un angelo tra le carceri

Suor Mirella Roda, un angelo tra le carceri

Nata al cielo Madre Mirella Roda Volontaria in carcere dal 1976 

Fondatrice del Vol. Ca. e di ACT

Ci piace ricordarla in due momenti

Il Premio Bulloni 2003 è stato assegnato quest’anno a Suor Mirella Roda di Brescia, Canossiana di via S. Martino della Battaglia, che da 27 anni svolge la sua missione apostolica tra le carceri di Canton Mombello e di Verziano.

Fondatrice del Vol.ca (Volontari carcere organizzato dalla Caritas diocesana di Brescia) e dell’associazione Carcere e Territorio, costituita nel maggio 1997.

Il carcere, cioè l’espiazione della pena, dovrebbe redimere, rieducare, permettere il reinserimento nella società. L’opera di Suor Mirella Roda va esattamente in questa direzione. Un lavoro silenzioso, fondamentale, svolto con zelo, sensibilità e intelligenza, per il quale va manifestata, col Premio Bulloni, la profonda riconoscenza delle pubbliche istituzioni e della società civile.

Buon compleanno, Madre Mirella! E’ Domenica ed è giorno della Catechesi, così doveva essere… voci di corridoio: è il compleanno di Suor Mirella!

Alle 14,30 Suor Mirella varca il cancello e tutte intonano un bel “tanti auguri a te…sorpresa!”

Non sono mancate le lacrime e anche le risate…

Giorgia, maniacalmente predisposta al punto croce: ha confezionato una tovaglietta. Mamy ha preparato un bel disegno perché è brava con penne e pennarelli e poi il discorso… Quello ve lo scrivo per chi quel giorno non c’era e perché descrive la nostra Mirella (e a chi non la conosce dico che è sfortunato):

“Ciao Suor Mirella, è difficile scrivere qualcosa a te senza che questo assuma toni degni di un concerto a violini, bene proviamo quindi a far suonare i nostri cuori e via i violini nelle custodie…

Intanto ti diciamo che siamo felicissime di poterti festeggiare, così almeno per una volta tutte possiamo dedicarci a te, tu lo fai sempre!

Oggi vogliamo portarti la nostra gratitudine, il nostro rispetto e la nostra infinita stima.

..é’ importante per noi sapere che ci sei oggi, domani ma soprattutto sempre nei nostri cuori.